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giovedì 18 agosto 2011

Clubbing Culture


Si abbandonano per una volta i temi altissimi e nobilissimi trattati solitamente in questo blog per parlare di clubbing culture.

Chi scrive ieri, dopo forse 8 o 10 mesi di astinenza – che a 25 anni corrispondono a lustri, forse decenni.. you know , life is too fast whe  you are joung – si è recato in discoteca. La serata si chiamava “Mercoledì da leoni” … (mi scusi signor Umberto Eco, so che odia i punti di sospensione messi a caso, ma in questa occasione vorrei che il lettore riempisse come meglio crede questo vuoto di significato come lei raccomanda. Io non me la senso di dare opinioni sul nome della serata. Veramente). 
Per non danneggiare il locale rimarrò nell’anonimato. La discoteca si trova in una città lombarda circondata da tre laghi, e questa si trova proprio affacciata su uno di essi. Tutta illuminata con le lucine bianche , tipo ultimo matrimonio di Kate Moss  per intenderci, è un posto molto chic e trendy. Dicono… (Caro Umberto, vedi sopra).
Appena arrivati nel parcheggio interno vedo nella prima fila un Ferrari con relativo Malagò de noatri e Belen del nostro paese (eh già proprio come la salsa del merda) colti durante l'uscita. Credo fosse una performance, o forse un tableau vivant perchè tale azione è durata per qualche minuto ed è stata certamente reiterata lungo tutto l'arco della serata. Belli, abbronzati, ricchi e con relativa “luccicanza” nel sorriso.  Che invidia. Accanto una Bentley, accanto un 4s, accanto uno Z4, accanto un CLK, accanto un R8. Poi via via che ci si allontanava dall'ingresso del locale il prezzo del ferro scendeva in modo inversamente proporzionale. Ecco un trattato di sociologia del territorio. 
WOW, che parco macchine! Ma, un dubbio: non fa forse troppo anni 90? Insomma siamo in periodo di crisi mondiale, in austerity! E soprattutto ora il lusso non fa più tendenza. Porto Cervo è out! Ormai anche Costantino si è rotto di stare posteggiato sotto al Pineta con il suo Q7 di cartone a giocare alla play station! Ora è “eco-friendship” la parola da mettersi bene in testa se si vuole essere il nostro guru.  Quindi, caro Malagò, comprati una macchina elettrica (Luciano Ligabue, il vate, lo fa già da qualche anno), mentre tu, Belen, invece di mettere quei tubini in pelle di anguilla che così stretti ti fanno venire la cistite faresti meglio a indossare un bell’abito-saio in cotone organico tinto con con colori naturali (Bjork doceta as usual).  




E basta Costa Smeralda, basta Versiglia! Ormai ci va solo Simona Ventura, a fare la boa, dicono.  

Se vuoi essere sul pezzo devi andare a fare un tour per le cantine della Catalogna con Gwyneth e Chris. Oppure in Provenza a vedere i campi di lavanda. E dopo che li ho visti che faccio? - mi chiederai. Niente -ti rispondo - li miri e li rimiri. Non c’è niente di più cool.





Per quanto riguarda la musica ho scoperto con grande rammarico che la fantastica musica dei primi duemila: Emanuele Inglese, Zappalà, Di Rocco o Ralph non vanno più di moda. La mia amica - molto più esperta di me - mi dha detto che probabilmente questi grandi musicisti ora si aggirano per ospizi con fisiologica e relativo carrellino. Ora è David Guetta che spacca, Martin Solveig, Bob Sinclar. Sarà, ma io a quello che canta “danza kuduro” metterei un kuduro dove non batte il sole.
Per quanto riguarda la flora e la fauna del locale ho riscontrato un curiosissimo mix culturale - tipo meltin pot tra il globale e il locale, tra il manzo cittadino e il cantante di paese - che mi è sembrato la cosa più moderna della serata. Il "di tutto un po’", molto democratico e molto liquido. Bauman e Polhemus lo sapevano già.