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venerdì 19 novembre 2010

Fiocchi di cotone bianco


Sulla scia del recente fenomeno cartooniano su Facebook rilancio proponendo questo pezzo, semplice, ma da 90 (anche per origine storica tra l'altro). 
Gli argonauti in questi due giorni hanno letteralmente spremuto le loro meningi, proponendo come foto del profilo combattenti dello spazio post-atomici, bambine dai capelli blu che si trasformano in cantanti procaci, ogni tipo di sportivo o sportiva, per non palare poi delle varie Marinaie dalla gonna troppo corta come Sailor Venus, Mercury, Mars o Kibiusa.  Il risultato è stata una koinè culturale veramente ricca, un sincretismo degno del periodo tardoantico. Le varie generazioni e filosofie cartooniane si sono confrontate scrutando i relativi profili. Della serie "dimmi che cartoni guardavi e ti dirò chi sei". Io - che ho sempre pensato che l'essenzialità sia un valore e che vorrei aver inventato la frase "less is more" - ho deciso di postare sul mio spazio virtuale di riflessione culturale la sigla si un cartone purtroppo rimasto in sordina. Nessuno si è ricordato, o forse nessuno ha amato quanto me, Fiocchi di cotone per Jeanie. La sigla, interpretata della per sempre lodata Cristina D'Avena, viene ancora cantata a squarciagola da chi scrive. Molto Rossella O'Hara, molto Pomodori verdi fritti. Bellissimo. 

giovedì 18 novembre 2010

N8

N8, che in lingua Olandese si pronuncia nacht, è il titolo dell'evento organizzato dalla città di Amsterdam in occasione della Notte Bianca. L'evento si tiene ogni primo sabato del mese di Novembre ed è ufficialmente conosciuto come la Amsterdam Museum Night Foundation.





Questo post non ha l'intenzione di raccontare pedissequamente l'evento (del quale si possono trovare facilmente informazioni sul link ufficiale http://www.n8.nl/english )quanto quella di porre l'attenzione sul gruppo di ragazzi che di N8/nacht sono gli organizzatori. Non c'è errore, ho detto ragazzi. 
In un paese dove, per fare qualsiasi cosa, viene richiesta almeno una esperienza decennale in tutti i campi questa notizia può far rifelettere, sperare arrabbiare.  Ed il punto è proprio questo: ad Amsterdam, dove i ragazzi si sono conosciuti ed hanno fondato il comitato organizzativo, questa non è una notizia. Così come non è rivoluzionario lo statuto del comitato: gli organizzatori possono rimanere in carica per 3 anni al massimo, questo per evitare che le idee e la spinta creativa si affievoliscano.
Certo, questa non è una notizia. Non dovrebbe, comunque.

giovedì 11 novembre 2010

LEGGI CHE TI PASSA

Sono un feticista del libro. Scorrere le pagine, lasciare su di loro l'impronta delle mie dita e il segno impreciso della matita è una forma di conquista. Lo spazio, fisico e mentale, della pagina e del libro mi appartengono dal momento in cui li profano. Le parole compaiono identiche in tutte le copie dello stesso libro. In ciò che ne facciamo trovano le rispettive sfumature.


L'arrivo del Kindle, dell' IPad e di tutti gli e-book digitali  ha minato l'esistenza di uno degli ultimi spazi di privacy analogica (escludendo il peccato di Onan ed altri pruriginosi passatempi). Non riuscivo - e ancora fatico a farlo, lo ammetto - ad accettare l'ingerenza e la capillarità della rete tra le mie pagine. Guardando questo video però, non riesco a rimanere indifferente alle nuove potenzialità che la tecnologia ci offre.


e poi..non sempre sono così intelligenti le note che appuntiamo . Nei libri o su altri palinsesti

sabato 6 novembre 2010

pillola di saggezza (questa volta mia)

Ho riflettuto e ho capito che il confine tra vestimento e tra-vestimento spesso sta nel non saper portare un paio di baffi. 


Storia di una climax: Lanvin for H&M


Il 23 novembre 2010- come è scritto ormai su qualunque sito, blog, pagina Facebook, Twitter, affiche pubbliciatrio e forse persino su qualche foglietto illustrativo - uscirà la collezione ideatata dal designer israeleiano Alber Elbaz, direttore creativo della maison Lanvin. Certo, per questa iniziativa, che segue le precedenti collaborazioni con Karl Lagerfeld, Stella McCartney, ViKtor & Rolf, Roberto Cavalli, Comme des Garcons, Matthew Williamson  e Jimmy Choo, non è mancato il tam tam mediatico, sopratutto in rete. 
Il video, interpretato da una  come sempre bellissima Natasha Poly, possiede tutti i crismi per essere considerato un corto d'autore. Scopro addirittura, mea culpa, che il video-campaign ufficiale era stato anticipato da un video di backstage, in cui però tutti gli abiti erano stati oscurati per non anticipare nulla alle future clienti. Quando nel 2004 uscì la collezione di Karl Lagerfeld, nel mio paese nessuno o quasi ne sapeva nulla. Il senso di attesa, simile a quello di bambini davanti a natale , nei confronti di una capsule low budget, disegnata però da uno dei più grandi couturier, era una fenomeno incomprensibile ai più. Una cosa da città della moda, da fashionisti sfegatati e anche un po' loony, come quelli che si possano incontare solo a Milano o a Parigi. Questo scetticismo diffuso e questo disinteresse per un fenomeno che ora fa stragi durante le ore di coda, mi permise di acquistare un abito signé Karl (e H&M, ahimè) ben molti giorno dopo l'uscita della collezione. 
Le robe noir Karl Lagerferld 
per H&M trovato a Ginevra


Ero in Svizzera con mio padre e dentro lo store di Ginevra vi erano parecchie rimanenze delle joint venture tra il Kaiser e la catena mass market. Forse colpa del poco gusto degli svizzeri di cui una nota presentatrice italiana ed ex moglie di cantante ne è un lampante esempio?




L'ambito trench 

Viktor & Rolf per H&M
Qualche anno dopo mi ripresentai a Bologna per accaparrarmi il trench a palloncino di Viktor e Rolf, ma alle dieci e mezzo il negozio sembrava un campo di battaglia dopo la campagna di Russia e dei due stilisti era rimasto solo un reggiseno di seta color pelle d'angelo che non sarebbe entrato neanche a Maria Carla Boscono. 


Pantalone alla turque
Comme des garcons per H£M
Imparata la lezione, per l'asse Tokyo-Stoccolma - ovvero in occasione della collezione Hiroshima Chic di Rei Kawakubo per H&M, presi un treno da Rimini diretto a Milano alle quattro del mattino. Non è uno scherzo, la mia amica e collega di guerrilla Francesca lo può testimoniare. Eh già, esistono persone che fanno questo tipo di cose (senza neppure vergognarsene) per accaparrarsi un pantagonna destrutturato in pannetto e un pantalone dal cavallo bassissimo, entrambi per niente estetizzanti. L'emozione che si prova in quei cinque minuti - dall'apertura dei cancelli alla corsa, degna di un velocista, per arrivare ai corner espositivi e raccogliere tutti i capi possibili, facendo attenzione a taglia e colore - è indescrivibile. Sono cinque minuti primordiali, in cui torniamo primati e il nostro istinto di sopravvivenza ci fa diventare aggressivi e pericolosi. Mentre mi guardo soddisfatta allo specchio del camerino - indossando un  pantalone concettuale, destrutturato, post-atomico, che con la sua  mancanza di forme comunica l'opposizione nei confronti del rigido schematismo vestimentario occidentale, mi sento come lo scimmione di 2001 Odissea nello spazio. Ho cambiato la Storia. 
Poter dire: "Io c'ero" ti fa sentire parte della comunità ideale di chi condivide un'esperienza e una passione; al di là delle differenze culturali, sessuali e di genere accorriamo  tutti alla corte di Re Moda e siamo qui riuniti per aggiudicarci un capo firmato low price. 
Dalla collaborazione con Comme des Garcons il fenomeno ha preso piede e ha raggiunto una dimensione di massa. L'anno seguente le addicted di Jimmy Choo avevano assediato lo store di San Babila già il giorno precedente l'uscita della collezione, assicurandosi così  l'entrata privilegiata. Ed fu in quel momento che decisi di abbandonare il campo ancora da vincente, snobbando chi,  aveva perso due intere giornate lavorative o di studio per un sandalo in pelle, neppure tanto bella. (Tutto ciò ha un nome:  invidia e insofferenza nei confronti delle masse, sopratutto se sotto forma di coda).
E parafrasando il vate Luciano Ligabue pronostico che "il meglio deve ancora venire". Il 23 novembre, data di uscita sul mercato della collezione di Lanvin, si avvicina. Sul sito dell'etichetta del fast fashion è addirittura presente un dettagliatissimo regolamento che disciplina le code, gli accessi e gli acquisti.     Ricorda vagamente, purtroppo,  le file e gli acquisti razionanti in tempo di guerra. Gli ingressi sono dilazionati e scanditi in base al colore del braccialetto che viene consegnato dal personale durante la coda ed é possibile acquistare un solo capo. Scelta che provocherà attacchi di panico e sospiri angosciati delle fille di tutto il mondo.