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giovedì 9 dicembre 2010

Tutto è relativo


Quest'uomo aveva ragione. Tutto è relativo, e questo link, http://primaxstudio.com/stuff/scale_of_universe/ ,  ce lo dimostra.
Scorrete il cursore ed entrerete nel magico mondo della scienza e dell'universo, dell'infinitamente grande e dell'infinitamente piccolo. Il tutto a portata di barra spaziatrice.




sabato 4 dicembre 2010

NOI GIOCAVAMO

Lo spazio,  la foresta , il mare. E poi indiani che sgozzano polli e gorilla arrabbiati e panda sotto vuoto e alieni e gatti e cavalli e creature marine. Tutto questo, insieme, è ciò che si trova su amautalab.com. Uno strepitoso sito che non serve assolutamente a nulla se non farci sorridere e, soprattutto, a ricordarci (ricordarmi?) che da bambini avevamo già capito tutto. E che non c'è niente di strano in un gorilla spaziale alle prese con un cane fastidioso.   

http://www.amautalab.com/





Citazione

Non importa il contesto da cui estraggo questa preziosa citazione di Guia Soncini, è una verità assoluta, al di là di tempo, spazio e modo. 
"Gli uomini che si innamorano di donne cui piaccia Ligabue sono molto più fortunati. "
(G. Soncini, La disfida di Lorenzo, in "D", p. 50, n. 722, 4 dicembre 2010)

venerdì 19 novembre 2010

Fiocchi di cotone bianco


Sulla scia del recente fenomeno cartooniano su Facebook rilancio proponendo questo pezzo, semplice, ma da 90 (anche per origine storica tra l'altro). 
Gli argonauti in questi due giorni hanno letteralmente spremuto le loro meningi, proponendo come foto del profilo combattenti dello spazio post-atomici, bambine dai capelli blu che si trasformano in cantanti procaci, ogni tipo di sportivo o sportiva, per non palare poi delle varie Marinaie dalla gonna troppo corta come Sailor Venus, Mercury, Mars o Kibiusa.  Il risultato è stata una koinè culturale veramente ricca, un sincretismo degno del periodo tardoantico. Le varie generazioni e filosofie cartooniane si sono confrontate scrutando i relativi profili. Della serie "dimmi che cartoni guardavi e ti dirò chi sei". Io - che ho sempre pensato che l'essenzialità sia un valore e che vorrei aver inventato la frase "less is more" - ho deciso di postare sul mio spazio virtuale di riflessione culturale la sigla si un cartone purtroppo rimasto in sordina. Nessuno si è ricordato, o forse nessuno ha amato quanto me, Fiocchi di cotone per Jeanie. La sigla, interpretata della per sempre lodata Cristina D'Avena, viene ancora cantata a squarciagola da chi scrive. Molto Rossella O'Hara, molto Pomodori verdi fritti. Bellissimo. 

giovedì 18 novembre 2010

N8

N8, che in lingua Olandese si pronuncia nacht, è il titolo dell'evento organizzato dalla città di Amsterdam in occasione della Notte Bianca. L'evento si tiene ogni primo sabato del mese di Novembre ed è ufficialmente conosciuto come la Amsterdam Museum Night Foundation.





Questo post non ha l'intenzione di raccontare pedissequamente l'evento (del quale si possono trovare facilmente informazioni sul link ufficiale http://www.n8.nl/english )quanto quella di porre l'attenzione sul gruppo di ragazzi che di N8/nacht sono gli organizzatori. Non c'è errore, ho detto ragazzi. 
In un paese dove, per fare qualsiasi cosa, viene richiesta almeno una esperienza decennale in tutti i campi questa notizia può far rifelettere, sperare arrabbiare.  Ed il punto è proprio questo: ad Amsterdam, dove i ragazzi si sono conosciuti ed hanno fondato il comitato organizzativo, questa non è una notizia. Così come non è rivoluzionario lo statuto del comitato: gli organizzatori possono rimanere in carica per 3 anni al massimo, questo per evitare che le idee e la spinta creativa si affievoliscano.
Certo, questa non è una notizia. Non dovrebbe, comunque.

giovedì 11 novembre 2010

LEGGI CHE TI PASSA

Sono un feticista del libro. Scorrere le pagine, lasciare su di loro l'impronta delle mie dita e il segno impreciso della matita è una forma di conquista. Lo spazio, fisico e mentale, della pagina e del libro mi appartengono dal momento in cui li profano. Le parole compaiono identiche in tutte le copie dello stesso libro. In ciò che ne facciamo trovano le rispettive sfumature.


L'arrivo del Kindle, dell' IPad e di tutti gli e-book digitali  ha minato l'esistenza di uno degli ultimi spazi di privacy analogica (escludendo il peccato di Onan ed altri pruriginosi passatempi). Non riuscivo - e ancora fatico a farlo, lo ammetto - ad accettare l'ingerenza e la capillarità della rete tra le mie pagine. Guardando questo video però, non riesco a rimanere indifferente alle nuove potenzialità che la tecnologia ci offre.


e poi..non sempre sono così intelligenti le note che appuntiamo . Nei libri o su altri palinsesti

sabato 6 novembre 2010

pillola di saggezza (questa volta mia)

Ho riflettuto e ho capito che il confine tra vestimento e tra-vestimento spesso sta nel non saper portare un paio di baffi. 


Storia di una climax: Lanvin for H&M


Il 23 novembre 2010- come è scritto ormai su qualunque sito, blog, pagina Facebook, Twitter, affiche pubbliciatrio e forse persino su qualche foglietto illustrativo - uscirà la collezione ideatata dal designer israeleiano Alber Elbaz, direttore creativo della maison Lanvin. Certo, per questa iniziativa, che segue le precedenti collaborazioni con Karl Lagerfeld, Stella McCartney, ViKtor & Rolf, Roberto Cavalli, Comme des Garcons, Matthew Williamson  e Jimmy Choo, non è mancato il tam tam mediatico, sopratutto in rete. 
Il video, interpretato da una  come sempre bellissima Natasha Poly, possiede tutti i crismi per essere considerato un corto d'autore. Scopro addirittura, mea culpa, che il video-campaign ufficiale era stato anticipato da un video di backstage, in cui però tutti gli abiti erano stati oscurati per non anticipare nulla alle future clienti. Quando nel 2004 uscì la collezione di Karl Lagerfeld, nel mio paese nessuno o quasi ne sapeva nulla. Il senso di attesa, simile a quello di bambini davanti a natale , nei confronti di una capsule low budget, disegnata però da uno dei più grandi couturier, era una fenomeno incomprensibile ai più. Una cosa da città della moda, da fashionisti sfegatati e anche un po' loony, come quelli che si possano incontare solo a Milano o a Parigi. Questo scetticismo diffuso e questo disinteresse per un fenomeno che ora fa stragi durante le ore di coda, mi permise di acquistare un abito signé Karl (e H&M, ahimè) ben molti giorno dopo l'uscita della collezione. 
Le robe noir Karl Lagerferld 
per H&M trovato a Ginevra


Ero in Svizzera con mio padre e dentro lo store di Ginevra vi erano parecchie rimanenze delle joint venture tra il Kaiser e la catena mass market. Forse colpa del poco gusto degli svizzeri di cui una nota presentatrice italiana ed ex moglie di cantante ne è un lampante esempio?




L'ambito trench 

Viktor & Rolf per H&M
Qualche anno dopo mi ripresentai a Bologna per accaparrarmi il trench a palloncino di Viktor e Rolf, ma alle dieci e mezzo il negozio sembrava un campo di battaglia dopo la campagna di Russia e dei due stilisti era rimasto solo un reggiseno di seta color pelle d'angelo che non sarebbe entrato neanche a Maria Carla Boscono. 


Pantalone alla turque
Comme des garcons per H£M
Imparata la lezione, per l'asse Tokyo-Stoccolma - ovvero in occasione della collezione Hiroshima Chic di Rei Kawakubo per H&M, presi un treno da Rimini diretto a Milano alle quattro del mattino. Non è uno scherzo, la mia amica e collega di guerrilla Francesca lo può testimoniare. Eh già, esistono persone che fanno questo tipo di cose (senza neppure vergognarsene) per accaparrarsi un pantagonna destrutturato in pannetto e un pantalone dal cavallo bassissimo, entrambi per niente estetizzanti. L'emozione che si prova in quei cinque minuti - dall'apertura dei cancelli alla corsa, degna di un velocista, per arrivare ai corner espositivi e raccogliere tutti i capi possibili, facendo attenzione a taglia e colore - è indescrivibile. Sono cinque minuti primordiali, in cui torniamo primati e il nostro istinto di sopravvivenza ci fa diventare aggressivi e pericolosi. Mentre mi guardo soddisfatta allo specchio del camerino - indossando un  pantalone concettuale, destrutturato, post-atomico, che con la sua  mancanza di forme comunica l'opposizione nei confronti del rigido schematismo vestimentario occidentale, mi sento come lo scimmione di 2001 Odissea nello spazio. Ho cambiato la Storia. 
Poter dire: "Io c'ero" ti fa sentire parte della comunità ideale di chi condivide un'esperienza e una passione; al di là delle differenze culturali, sessuali e di genere accorriamo  tutti alla corte di Re Moda e siamo qui riuniti per aggiudicarci un capo firmato low price. 
Dalla collaborazione con Comme des Garcons il fenomeno ha preso piede e ha raggiunto una dimensione di massa. L'anno seguente le addicted di Jimmy Choo avevano assediato lo store di San Babila già il giorno precedente l'uscita della collezione, assicurandosi così  l'entrata privilegiata. Ed fu in quel momento che decisi di abbandonare il campo ancora da vincente, snobbando chi,  aveva perso due intere giornate lavorative o di studio per un sandalo in pelle, neppure tanto bella. (Tutto ciò ha un nome:  invidia e insofferenza nei confronti delle masse, sopratutto se sotto forma di coda).
E parafrasando il vate Luciano Ligabue pronostico che "il meglio deve ancora venire". Il 23 novembre, data di uscita sul mercato della collezione di Lanvin, si avvicina. Sul sito dell'etichetta del fast fashion è addirittura presente un dettagliatissimo regolamento che disciplina le code, gli accessi e gli acquisti.     Ricorda vagamente, purtroppo,  le file e gli acquisti razionanti in tempo di guerra. Gli ingressi sono dilazionati e scanditi in base al colore del braccialetto che viene consegnato dal personale durante la coda ed é possibile acquistare un solo capo. Scelta che provocherà attacchi di panico e sospiri angosciati delle fille di tutto il mondo. 

sabato 23 ottobre 2010

pillole di saggezza (altrui)

Passeggiando in biblioteca alla ricerca di non so che libro mi sono imbattuta in un volume di piccolissimo formato: La bambina filosofica. PIllole di saggezza altrui di Vanna Vinci. Non sono una fan di fumetti e tanto meno di graphic novel, non ho letto  Sin City e tanto meno Persepolis ma questo libello è divertente e interessante anche per i non addicted. Citazioni e aforismi di illustri pensatori, scrittori o personaggi pubblici del nostro tempo vengono interpretati iconograficamente da questa bambina, già caustica e irriverente nonostante l'età, già stressata e disillusa nonostante la fanciullezza. 



Sfogliando più attentamente ho scoperto che l'autrice, Vanna Vinci, ha già all'attivo varie pubblicazioni ed è un'illustratrice molto apprezzata. 
Esiste anche il sito ufficiale dedicato a La Bambina Filosofica, dove si può leggere anche la sua intervista, dove la protagonista rilascia dichiarazioni ovviamente ciniche e a dir poco taglienti. Eccone un piccolo estratto: 
"Le capita spesso di arrabbiarsi col prossimo? Spessissimo, mi applico anche. L'arte dell'ira non è un dono innato, bisogna lavorare duro. Del resto, il prossimo, come lo chiama lei, è un intruso, una seccatura... Come lei, del resto! Io mi adeguo, mi incazzo, cerco la strage e convoglio tutta la mia energia per fare di voi grattacapi, il prossimo appunto, la mia fonte massima di ispirazione. A volte tenderei anche a eliminarlo, il prossimo… per esempio la bambina dei vicini... però quella è sfuggente come un'anguilla... Lei per caso ha visto dov'è andata?"
Per coloro che non si sentono mai le Candy-Candy della situazione, che all'odiosa perfezione di Lucy di Seventh Even preferiscono la (e)marginalità sociale di Daria, che odiano i mush mellow solo per il colore troppo "baby", una nuova, e non ultima, una bad icon.


A proposito di questa -finalmente dichiarata- passione per la cattiveria e il politicamente scorretto, ecco il link di un intervento a Radio24  della mia professoressa Patrizia Martello, durante la trasmissione "Essere e Avere".
http://www.radio24.ilsole24ore.com/main.php?articolo=moda-societa-viaggio-900-cattiveria-tempi-guerre-cambiamenti-storia-






lunedì 18 ottobre 2010

Biennale di Venezia 2010

People meet in Architecture, il titolo della Biennale di Kazuyo Seijima.
Less Aesthetics, more Ethics, il titolo di quella diretta da Massimiliano Fuksass.
Nel caso dello studio Mumbai, il secondo era certamente il titolo più appropriato..















mercoledì 13 ottobre 2010

Hommage a Phoebe Philo



Phoebe Philo è brava. So che non serviva questo post per niente perspicace per capirlo, ma voglio scriverlo lo stesso.
E' brava allo stesso modo in cui lo è Miuccia Prada. 
Le due designer condividono lo stesso tipo di talento declinato poi in mood differenti poiché originati da sensibilità e immaginari di riferimento differenti e destinati a due target distinti anche se non diametralmente opposti e in parte sovrapponibili. 
Alex Katz,  Song, 1980-1981
Mentre la donna Prada ricorda e ci ricorda - sia per l'estetica che per il carattere fiero e ostinato - Frida Kalho , la donna Celine sembra uscita da un ritratto senza tempo né luogo di Alex Katz, tanto è equilibrata e significativamente silenziosa. Non porta segni che permettano di riconoscere provenienza e passato, non indugia in decorativismi o virtuosismi couture. Non è brandizzata, non è logata, non è datata. é semplicemente elegante e elegantemente semplice. L'essenzialità è un valore all'interno della poetica della Philo , il rigore pure. 


Alex Katz, Brisk Day II, 1990
Ogni dettaglio, cucitura, risvolto o pince, è misurato e calcolato al millimetro per non cadere nel manierismo e nello sterile minimalismo.   La perfezione nelle misure e nelle proporzioni di uno smanicato in pelle color coccio - che è diventato l'Arancio-Céline- diventa caposaldo di un'estetica contemporanea, mentale e mai sfacciata, di una femminilità e di una sensualità sussurata, che non necessita di scollature e spacchi per attirare l'attenzione. Le bluse indossate sopra pantaloni e gonne, entrambi dal taglio grafico, ricordano l'abito monacale e le casacche seicentesce, come quelle indossate da Lucia Mondella. Le tuniche hanno un che di clinico, ma è una questione di estetica più che di attitude o di riflessione sulla moda, come nel caso dei camici di Margiela. 
I colori sono puri, acrilici, stesi in grandi campiture omogeneee ancora come in un'opera di Katz, e anche quando la designer si concede a fantasie e stampe, come nei completi casacca e pantalone, l'insieme risulta equilibrato, educato, felpato. 
Non c'è sempre bisogno di urlare per farsi sentire, anche se detto da me può sembrare ridicolo. Una volta la mia amica Ale, per giustificare il suo gusto minimal e mai eccentrico, mi disse - nonostante la sua ipnotica bellezza - che bisogna farsi notare per ciò che di intelligente si dice e non per ciò che di barocco si indossa o per quello che si espone nel proprio davanzale. Questo ragionamento, che rende giustizia all'intelligenza della mia grande amica, fa pensare alla moda di Phebe Philo, una moda in grado di  distinguersi per l'intelligenza e non per i ricami , gli scolli o le paillettes.

mercoledì 6 ottobre 2010

coming soon

Sto preparando un post molto sostanzioso  a proposito di un tema su cui posso dire di essere tra i maggiori esperti a livello nazionale: "L'opera di Luciano Ligabue". Sarà una summa del mio pensiero teorico, un saggio riassuntivo di discorsi iniziati con altri fan e mai finiti e che non finiranno forse mai perché  cercare di spiegare una canzone è come pretendere di riconoscere il senso ultimo di un taglio su una tela nuda. Sappiate che questo post avrà carattere scientifico e sarà scritto con il massimo impegno possibile. 
Stay tuned

lunedì 4 ottobre 2010

L'Avvelenata - Francesco Guccini



Val la pena fermarsi quattro minuti e quarantuno secondi per poter masticare e assaporare questo sfogo. la scena, come testimonia luciano ligabue, si ripeterà ancora e ancora e ancora, perchè la madre dei cretini è sempre in cinta.
"Colleghi cantautori, eletta schiera, che si vende alla sera per un po' di milioni, voi che siete capaci fate bene a aver le tasche piene e non solo i coglioni... Che cosa posso dirvi? Andate e fate, tanto ci sarà sempre, lo sapete, un musico fallito, un pio, un teorete, un Bertoncelli o un prete a sparare cazzate! "
E il discorso, in senso assoluto, è valido ovunque dal mondo della musica a quello altrettanto competitivo delle arti visive, dai pubblici impieghi alle libere professioni, dalla scuola allo sport.
Liberi di essere altrettanto avvelenati.

sabato 2 ottobre 2010

nonsochedire

http://tv.repubblica.it/copertina/yoko-ono-3-minuti-di-orgasmo-al-moma/52626?video




Lungi da me l'essere insensibile nei confronti dell'arte e di qualunque espressione artistica, sotto qualunque forma e tramite qualunque mezzo, ma questa volta proprio non me la sento di proteggere l'opera -anzi la performance ad essere precisi- della signora Yoko Ono e di dire davanti a una serie di amici, tutti piuttosto pragmatici e dubbiosi circa la mia credibilità come critica, durante una cena campione in cui si parla di vari argomenti e puntualmete si giunge al tema arte-moda-design condotto solitamente dalla sottoscritta: "è arte! non si può giudicare la sensibilità di una persona. In quest'atto è presente tutto il mondo interiore dell'artista, tutta la sua emotività, la sua storia. Questo gesto porta con sé un cuore, un disagio uno stato d'animo, un rapporto, eccetera, eccetera, eccetera...".
Se questa variazione del lamento (o forse orgasmo?) della durata di tre minuti è espressione udibile del mondo interiore dell'artista, mi viene da pensare che questo personalissimo mondo interiore sia alla fine piuttosto povero se tutto ciò che c'è da esprimere è reso attraverso un "oooooooooooooo" di centottanta secondi. Non vedo preparazione, non vedo scelta, non vedo meditazione. Vedo solo un nome, un brand, un personaggio ben conscio che qualunque cosa decida di fare può diventare immediatamente arte, performance, relazione. Certo, ad essere totalmenti onesti lo stesso può valere per uno squalo, una litografia colorata, un aspirapolvere o un mucchio di caramelle di un angolo di una stanza, ma a me Yoko Ono non è mai piaciuta, e non perché ha diviso i Beatles o perchè soffra di una qualche forma di razzismo nei confronti degli artisti orientali di sesso femminile (trovo Vagina Painting indimenticabile), ma perché reputo tutta questa sua voluta incomprensibilità effettivamente incomprensibile a causa dell'assenza di un messaggio e di una direzione precisa se non quella dello scalpore e del successo. 



giovedì 30 settembre 2010

Fenomenologia di John Hughes Jr.



 A me "Sixteen candles - un compleanno da ricordare" piaceva un sacco. Anzi piace, perché l’impressione dura tutt’oggi.

Per chi non avesse familiarità con il plot di questo film, cerco di riassumere brevemente la trama. E non me ne vogliate se uso Wikipedia:

“Sam è arrivata ad un traguardo importante della sua esistenza, compie 16 anni ma nessuno della sua famiglia sembra ricordarsene, troppo impegnati nei preparativi del matrimonio della sorella maggiore. Ignorata da tutti, tanto da essere relegata a dormire sul divano dopo l'arrivo dei nonni, ma se non bastasse, Sam è innamorata del bel Jake Ryan, che nemmeno la considera, l'unico che la considera è il fastidio Ted, detto "Geek", che ha una cotta per lei. Ma grazie all'intervento di Geek, Sam viene notata da Jake, che stanco della superficialità della fidanzata Caroline, vede in Sam una ragazza interessante. Dal quel momento le cose migliorano, visto che Sam riesce finalmente a festeggiare il suo compleanno, in modo intimo assieme a Jake.”

Forse perché sono nato nei tristi ’80 (ma erano davvero così tristi???), e quando da piccolo guardavo di contrabbando la televisione a casa dei nonni credevo che anche io, come gli adolescenti americani scazzati e ciuffomuniti dei film, sarei stato così. Meglio ancora, volevo essere così: docilmente incazzato. Per diritto.

Come ho detto, a me questo film ancora piace. Piace perché rivedendolo oggi capisco quanto John Hughes, che della pellicola sarebbe il regista, abbia anticipato la mia / nostra educazione sentimentale mostrando ai mocciosi della mia età ciò che sarebbe avvenuto di li a breve: l’adolescenza.

Le feste in casa quando i genitori erano via, le ragazze stupide e bellissime che non ti filavano e le pettinature che oggi fanno sorridere erano solo lo sfondo allo spettacolo, l’affresco principale che mostrava l’adolescenza cosi come era e sempre sarà. Arrabbiata, immotivata, lunatica e soprattutto poetica.

mercoledì 29 settembre 2010

basilico-basilisco-basilea

Non so perché ma a me la parola "basilico" fa venire in mente il basilisco, un animale mitologico mezzo serpente,mezzo gallo e mezzo aquila, oppure un serpente velenosissimo, dipende dal bestiario a cui si fa riferimento. Lo incontrai per la prima volta durante un esame di "iconografia musicale" rappresentato su un capitello del coro di Cluny, se non ricordo male,il professor Lovato mi scuserà. "L'uomo si protegge dal basilisco con una terrina d'acqua". Eh già, perchè lo sguardo del basilisco è mortale e l'unico modo per sconfiggerlo è batterlo con la stessa arma, costringendolo a vedere il proprio sguardo attraverso una superficie riflettente. 
Da basilico a basilisco il mio volo pindarico si sposta verso la parola Basilea. E in effetti Wikipedia narra di come in passato si credesse che un basilisco fosse posto come guardiano alle porte della città svizzera. WOW! Se si volesse conferire un significato metaforico o allegorico a ogni fatto reale o narrazione che sentiamo io la interpreterei così: la città simbolo dell'arte contemporanea, delle più meravigliose fondazioni, della più importante fiera d'arte necessita di un guardiano, di un GATEKEEPER per dirla sociologicamente, affinchè non venga adulterata e corrotta, per non permettere ai malintenzionati di entrare e rendere immondi i principi che muovono artisti e mecenati. 
Prima che il lettore mi possa additare e accusare di semplificare eccessivamente la visione e il ragionamento gli rispondo che il post è mio e me lo gestisco io semplificando e piegando ogni seme alla mia visione. 
Forse è un basilisco ciò di cui c'è bisogno a Basilea, di una fiera in grado di uccidere con il proprio velenoso fiato, di stendere con la proria lingua velenosa, di impaurire i delinquenti che cercano di arraffare da un ricco e promettente bottino.
E forse in quella stessa città e in quello stesso ambiente ci sarebbe bisogno di basilico fresco ogni giorno, di foglioline verdi rinfrescanti e profumate, di piantine in vasetti di latta colorati sul balconi, di nuove energie, di freschezza, di natura e naturalità. 
Mi si permetta la voluta semplificazione.