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giovedì 30 settembre 2010

Fenomenologia di John Hughes Jr.



 A me "Sixteen candles - un compleanno da ricordare" piaceva un sacco. Anzi piace, perché l’impressione dura tutt’oggi.

Per chi non avesse familiarità con il plot di questo film, cerco di riassumere brevemente la trama. E non me ne vogliate se uso Wikipedia:

“Sam è arrivata ad un traguardo importante della sua esistenza, compie 16 anni ma nessuno della sua famiglia sembra ricordarsene, troppo impegnati nei preparativi del matrimonio della sorella maggiore. Ignorata da tutti, tanto da essere relegata a dormire sul divano dopo l'arrivo dei nonni, ma se non bastasse, Sam è innamorata del bel Jake Ryan, che nemmeno la considera, l'unico che la considera è il fastidio Ted, detto "Geek", che ha una cotta per lei. Ma grazie all'intervento di Geek, Sam viene notata da Jake, che stanco della superficialità della fidanzata Caroline, vede in Sam una ragazza interessante. Dal quel momento le cose migliorano, visto che Sam riesce finalmente a festeggiare il suo compleanno, in modo intimo assieme a Jake.”

Forse perché sono nato nei tristi ’80 (ma erano davvero così tristi???), e quando da piccolo guardavo di contrabbando la televisione a casa dei nonni credevo che anche io, come gli adolescenti americani scazzati e ciuffomuniti dei film, sarei stato così. Meglio ancora, volevo essere così: docilmente incazzato. Per diritto.

Come ho detto, a me questo film ancora piace. Piace perché rivedendolo oggi capisco quanto John Hughes, che della pellicola sarebbe il regista, abbia anticipato la mia / nostra educazione sentimentale mostrando ai mocciosi della mia età ciò che sarebbe avvenuto di li a breve: l’adolescenza.

Le feste in casa quando i genitori erano via, le ragazze stupide e bellissime che non ti filavano e le pettinature che oggi fanno sorridere erano solo lo sfondo allo spettacolo, l’affresco principale che mostrava l’adolescenza cosi come era e sempre sarà. Arrabbiata, immotivata, lunatica e soprattutto poetica.

mercoledì 29 settembre 2010

basilico-basilisco-basilea

Non so perché ma a me la parola "basilico" fa venire in mente il basilisco, un animale mitologico mezzo serpente,mezzo gallo e mezzo aquila, oppure un serpente velenosissimo, dipende dal bestiario a cui si fa riferimento. Lo incontrai per la prima volta durante un esame di "iconografia musicale" rappresentato su un capitello del coro di Cluny, se non ricordo male,il professor Lovato mi scuserà. "L'uomo si protegge dal basilisco con una terrina d'acqua". Eh già, perchè lo sguardo del basilisco è mortale e l'unico modo per sconfiggerlo è batterlo con la stessa arma, costringendolo a vedere il proprio sguardo attraverso una superficie riflettente. 
Da basilico a basilisco il mio volo pindarico si sposta verso la parola Basilea. E in effetti Wikipedia narra di come in passato si credesse che un basilisco fosse posto come guardiano alle porte della città svizzera. WOW! Se si volesse conferire un significato metaforico o allegorico a ogni fatto reale o narrazione che sentiamo io la interpreterei così: la città simbolo dell'arte contemporanea, delle più meravigliose fondazioni, della più importante fiera d'arte necessita di un guardiano, di un GATEKEEPER per dirla sociologicamente, affinchè non venga adulterata e corrotta, per non permettere ai malintenzionati di entrare e rendere immondi i principi che muovono artisti e mecenati. 
Prima che il lettore mi possa additare e accusare di semplificare eccessivamente la visione e il ragionamento gli rispondo che il post è mio e me lo gestisco io semplificando e piegando ogni seme alla mia visione. 
Forse è un basilisco ciò di cui c'è bisogno a Basilea, di una fiera in grado di uccidere con il proprio velenoso fiato, di stendere con la proria lingua velenosa, di impaurire i delinquenti che cercano di arraffare da un ricco e promettente bottino.
E forse in quella stessa città e in quello stesso ambiente ci sarebbe bisogno di basilico fresco ogni giorno, di foglioline verdi rinfrescanti e profumate, di piantine in vasetti di latta colorati sul balconi, di nuove energie, di freschezza, di natura e naturalità. 
Mi si permetta la voluta semplificazione.